Seguimi - traccia per incontro del 18-11-2012

Traccia per incontro di  domenica 18 novembre 2012 - Seguaci di Cristo nel matrimonio

3..”... Séguimi..”

Questa ultima raccomandazione ricorda che la vita cristiana è un cammino, è un movimento dell’anima, è un andare  verso...

Il che suppone che ci sia stato un inizio, una partenza, non uno stare fermi; e suppone inoltre che questo cammino non è finito, non è mai terminato; (altrimenti si chiamerebbe traguardo), ma è un cammino che non finisce mai, almeno in questa vita.

Mettere in moto la propria anima, verso...

La vita cristiana inizia e si caratterizza con un mettersi in moto con tutto se stessi, anima e corpo, perché  Dio – Trinità è ‘movimento’ per antonomasia. La fede non può essere una attesa fatalistica di una grazia magica che scende dal cielo senza far nulla, ma  richiede una attesa attiva, una ‘carità operosa’, un uscire da sé per andare verso; è un divenire; è qualcosa che impegna anche me, non soltanto Dio.

Anche su questo punto si sono concentrati equivoci. Non poche persone infatti hanno un atteggiamento religioso statico e concepiscono la preghiera come un aspettarsi tutto da Dio.

Ci sono tuttora molti agnostici o atei che pensano che i cristiani siano poco attenti all’andamento del mondo, perché  tutti concentrati su l’aldilà., al punto che sorse la famosa frase marxista “la religione è l’oppio dei popoli”; perché, secondo costoro,  farebbe l’effetto della droga che aliena e fa sognare, senza affrontare  i problemi della vita.

Il cristianesimo però è ben diverso. Il cristiano ben formato crede  certamente nel necessario ruolo di Dio, senza il quale l’uomo è impotente; ma anche Dio è impotente,  se l’uomo non fa la sua parte: il credente deve fare la sua parte. 

L’attesa del dono di Dio non è passiva; Gesù esalta quei servi che sono al lavoro, svegli, attivi; come quelli che il padrone ritornando trova a compiere  il proprio dovere; e non è affatto contento di quelli che invece attendono passivi o addormentati o distratti.  Ricordiamo anche la parabola dei talenti, in cui viene rimproverato il servo che non ha fatto nulla.

C’è chi si limita a dire preghiere, ma Gesù è stato chiaro “Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio..(Mt. 7,21). E fin dalla prima predicazione Gesù raccomandava ovunque la conversione, cioè il cambiamento di vita (Mc.1,15).

Cambiare come e che cosa?

Alcuni dicono a se stessi: io sono già cristiano perché sono stato battezzato, tengo questa religione e non un’altra, quindi io già sono convertito; non sono io che devo cambiare vita; ditelo agli altri, a quelli che  hanno un’altra religione o nessuna  religione: quelli devono convertirsi!

Ma la conversione non è cambiare un’etichetta o aver fatto un rito di battesimo da bambini.

Se siamo invitati ad  andare a Roma o Palermo, non basta aver deciso, aver guardato l’itinerario giusto e messo la macchina nella  direzione  giusta. Occorre anche mettersi in moto verso quella  direzione e occorre continuare  il cammino sempre fino alla meta.

Anche il cristiano è continuamente  chiamato a migliorare  se stesso e a mettere  in moto  se stesso camminando insieme a Cristo, che gli chiede: seguimi, alzati, smuoviti; vieni con me, vieni nella mia via; fa anche tu le scelte che ho fatto io. Anche  quando le cose sembrano andar male, non restare lì seduto e accovacciato sopra o dentro il tuo problema, a piangere sulla tua triste  situazione o a pensare che qualcuno con la bacchetta magica arrivi a risolverti  il problema; non è così che giungerà a te la salvezza.  Proprio a te il Signore dice: “seguimi, vieni, alzati e cammina”. E’ il cammino della nostra anima.

Quale applicazione rispetto alla vita di coppia e di famiglia.

* Anche con l’amore verso il coniuge e verso i figli non si può mai dire che si è arrivati.

Gianfranco e Rossana sono due sposi che dopo qualche anno di matrimonio sentono dei disagi che si vergognano di dirsi l’un l’altro, ma a qualche amico hanno confidato: “Il rapporto tra noi due non è più bello come  una  volta; spesso è diventato pesante; qualche  volta il colore prevalente è il grigio nebbia! Perché ci capita  questo?”

Chi li conosce e vede agire si accorge subito che il loro non è più un amore creativo, si accontentano di quel menàge, di quel ritmo quotidiano che assomiglia a una routine, non si fanno più coccole, non pensano di aver più bisogno di conquistare il coniuge (moglie-marito), perché hanno pensato “ormai è mio, ormai la mia famiglia va bene, non ho bisogno di dedicarci tanto tempo. Adesso posso dedicare  tutto il mio dinamismo e il mio tempo in altri campi. La mia famiglia c’è, è tranquilla, i figli stanno benino, crescono, sono bravi, sono in salute, allora sono a posto”.

Dopo alcuni mesi la loro posizione  si è fatta molto pericolosa e critica; il rapporto è decisamente peggiorato e quando Rossana va a parlare con la coppia amica che ha loro tenuto i corsi per fidanzati sbotta: Ma cosa  ho fatto  di male; non c’è alcun sbandamento o tradimento tra noi due!”. Ma quegli amici le hanno detto: “Non dovreste dire che non hai fatto niente  di male, ma “Che  cosa  sto facendo  di bene? Ho continuato  ad  amare.. oppure  mi sono fermata?. Perché smettere di creare amore  ogni giorno è come avessi lasciato morire  tutto”.

*......Seguire Cristo, diventare suo discepolo, convertirsi al suo Vangelo non va interpretato come un entrare nella spiritualità dei religiosi, sacerdoti o missionari. La nostra specifica chiamata di sposi è vivere nella società, nei ritmi della vita  di famiglia, con i figli, nel lavoro, negli impegni ordinari. Il diventare suoi discepoli e seguirlo comporta per noi  il vivere  la spiritualità matrimoniale con le sue ben note  caratteristiche di laicità, sponsalità e paternità-maternità. Non ci vien chiesto di andare a Dio lasciando il mondo ma di trovare Dio nella vita che  viviamo quotidianamente dentro il mondo...  cercando  di portare  il mondo a Dio... 

La qualità del nostro cristianesimo non dipende da quante preghiere  in più avremo recitato o dal fatto che siamo impegnati meno nelle cose  materiali e dedicati di più  in attività spirituali. La qualità è data  dall’amore con cui facciamo le azioni  ordinarie, non dal fare  cose diverse. Per noi la misura è l’amore  di Cristo; l’esempio è l’amore dello Sposo Cristo verso la sua Sposa, la Chiesa.   Uno sposo è cristiano quando cerca di migliorare la qualità  del suo amore, per renderlo perfetto come quello di Cristo. Così san Paolo parlando ai due sposi dice che il suo è un riferimento al rapporto d’amore di Cristo per la sua Chiesa[1][7]. Noi sposi quando sentiamo “seguimi..”, ascoltiamo un chiaro invito ad amare COME  lui ci ha amato!

Seguire Cristo non è come  seguire un’altra persona, la quale può avere direzioni  diverse  dalle mie, problemi, programmi, idee, cammini diversi dai miei. Cristo non è fuori di me; seguire Cristo non mi porta a essere diverso, ma migliore; non mi porta a cambiare l’esterno  di me, ma il centro  di me; come dice S. Agostino: Egli è intimo all’uomo più di quanto non lo sia se stesso[2][8].

* Seguire Cristo non significa amar poco i famigliari? Significa dedicar loro meno tempo e dedicare  invece  più tempo a Dio immaginato come un concorrente che vuole tutto il nostro tempo e il nostro affetto, lasciandone meno a coniuge e figli? Dio è geloso del nostro amore?.

Certi elogi alla condizione verginale che sono presenti nel Nuovo Testamento hanno pesato come se suonassero a danno di chi sceglie la via del matrimonio.

Ma è falso pensare che Dio sia «geloso» quando una madre ama il figlio o quando una donna ama il proprio marito.

La «gelosia» divina non è verso le persone, ma verso gli idoli, ossia verso i falsi amori, gli amori sbagliati, che seducono e rovinano le persone.

Se, come dice san Giovanni, "Dio è Amore"(cfr. 1 Gv 4, 7), Egli non potrà essere "geloso" delle persone che si amano, ma sarà ‘geloso’ di un altro amore falso e sbagliato che travia e rovina l'uomo.

Mettere Dio al primo posto, significa mettere il vero Amore (Agàpe) nelle quotidiane  relazioni con la famiglia; il vero amore non i falsi  amori. Falsi e sbagliati amori sono: amare solo alla maniera  del mondo (cioè fino a che piace.. poi si chiude il rubinetto  dell’amore); amare secondo le aspettative della gente, lasciarsi  guidare da quelli che pensano gli altri (anche i parenti, gli amici, i colleghi  di lavoro...);  considerare la famiglia  un amore ‘secondario’ rispetto ad altri amori principali come  sono appunto le famose  tentazioni:  la propria  soddisfazione materiale; il potere, l’apparire.

Quando dunque una persona vuol donarsi tutta a Dio, sappia che può donarsi tutta sia nella via verginale che nella via matrimoniale. E che in Paradiso il posto più alto non appartiene a chi è andato in convento o avrà generato figli, ma a chi avrà amato in modo più perfetto[3][9].

* Seguire Cristo significa appunto seguire  il suo stile e i suoi valori. Essere suo discepolo vuol dire che noi due sposi non ci muoviamo  come ci pare e piace, a casaccio, ma camminiamo come rispondendo alla iniziativa di qualcuno che stimiamo, come volendo  realizzare la meta e il progetto che qualche  altro (Dio) ci  fa intuire. Il che  suppone anche  un certo  discernimento non facile; perché  Dio non scrive  sulla carta il tracciato  del nostro cammino e spesso la sua volontà nel concreto delle scelte non è  così chiara; non sempre è evidente  la modalità  pratica con cui realizzare  la nostra  vocazione. Avremo bisogno perciò di metterci davanti a Dio nella vera preghiera, leggere e meditare il suo Vangelo, in particolare le sue beatitudini; magari anche  confrontarci con altri (gruppo, incontri, parrocchia,..), fare buone  letture, cercare anche un buon consiglio da persone di fiducia. Avremo più illuminazione su come vivere in semplicità di vita (beati i poveri nello spirito); come essere miti, operatori di pace, misericordiosi, forti nella persecuzione e nella tribolazione, affamati  di giustizia e verità ecc..

*  La stessa preghiera non dovrebbe mai renderci fermi e fatalisti, se non abbiamo confuso la vera  orazione con il semplice recitar preghiere.  il vero contatto col Signore è elevazione  della  mente e cuore in Dio; non è un semplice chiedere i miracoli perché  Dio ci toga  i problemi, ma soprattutto chiedergli la forza  interiore per affrontarli, affidandoci a Lui. Ci sono persone  che pregano pensando di mettere  in moto Dio e  chiedere a Lui che faccia la nostra volontà. Ma ci sembra che la vera  orazione  mette in moto piuttosto l’anima nostra; ci stimola a metterci al suo seguito (..seguimi!); ci aiuta ad aprire il cuore e uscire da noi stessi; a metterci in cammino dietro e con Lui; ci illumina e dà la grazia per riuscire a fare il cambiamento del cuore (Convertitevi... cambiate voi stessi).  La preghiera è un ottimo strumento per aprirsi al passaggio del Signore che viene.

Questo nostro necessario coinvolgimento è ben descritto, anche in Apocalisse 3,20 Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.

La porta del cuore ha la maniglia che si apre solo da dentro; solo noi possiamo aprire o tener chiuso il nostro  cuore; possiamo lasciar entrare Dio, volere o non volere il dono di Dio. Dio bussa continuamente per portare ciò che ci salva; ma gli uomini talvolta non ascoltano, perché troppo presi da altri interessi, o perché troppo coinvolti o soffocati dai loro problemi o sofferenze; o semplicemente perché non interessati.

Dio non sfonda la porta, non viola la nostra libertà. C’è un cammino da compiere per aprire il cuore, ascoltare, uscire da se stessi; per alcuni questo impegno sembra troppo gravoso.

Questa apertura del cuore è aprirsi all’Amore; compiere il viaggio dentro di sé per aprirsi a Dio – Agape.

 

LAVORO PERSONALE E DI COPPIA

* Quando incontro una difficoltà mi capita di voler che Dio o il coniuge o altri ci risolva il problema?

* Mi sento spiritualmente pigro o attivo, guardo alla mia parte da  fare o a quello che dovrebbero fare  gli altri (coniuge, Dio, gli altri..)?

* Guardando gli stili di vita (vedi sopra), nella nostra famiglia    c’è qualcosa che insieme possiamo migliorare?

 



[1][7] E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, .. e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa.. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! (Efesini cap. 5, 25 seg.)

[2][8] Dio è "interior intimo meo: Dio è più intimo della mia interiorità " (Sant' Agostino, Confessiones 3, 6, 11).

[3][9] Papa Giovanni Paolo il nell'udienza del mercoledì 14 aprile 1982:  «Nelle parole di Cristo sulla continenza per il Regno  dei cieli non c'è alcun cenno circa l'inferiorità del matrimonio. Le parole in Matteo 19,11-12 o in 1 Corinzi cap.7° non for­niscono motivo per sostenere né l'inferiorità del matrimonio, né la superiorità della verginità o del celibato».  E nella Fami­liaris consortio del 1981 poté ribadire che «Il matrimonio e la verginità sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico Mi­stero dell'Alleanza di Dio con il suo popolo».