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L'annunciazione

L'annunciazione
Don Agostino Gasperoni
Pietracuta,  2 Dicembre 2001

L'annunciazione
Don Agostino Gasperoni
Ritiro di Avvento 2001
Pietracuta,  2 Dicembre 2001

Materiale

  1. Appunti della relazione

Contenuto

L'annunciazione
26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». 29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». 35Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.

  1. "L'angelo Gabriele fu mandato da Dio ..."
    Dio entra nella storia, anche nella nostra storia personale e famigliare: la nostra vocazione, la nostra salvezza si realizzano a partire dal coniuge e dai figli
    • So riconoscere Dio nel coniuge e nei figli?
    • So vedere in loro volto il progetto di Dio che mi ama, che dà alla mia vita
      un senso, una dignità, una prospettiva di felicità?
    • Oppure vedo l'amore familiare semplicemente come una cosa che parte da me (e
      dagli altri), e lì finisce?
    • Nelle cose di ogni giorno, considero il coniuge ed i figli come una "croce",
      una limitazione alla mia libertà ed alla mia realizzazione, oppure come la fonte
      della mia salvezza?
    • Sono capace di rispettare il mio coniuge?
    • So accogliere i figli come "altro da me", come creature con una vocazione
      propria?
    • Che tipo di accoglienza so offrire agli altri (i famigliari, gli amici, il
      prossimo)?
    • Quale attenzione, disponibilità, solidarietà ?

     

  2. "... in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine ... Maria"
    Per realizzare il Suo disegno di salvezza, Dio sceglie un contesto umile, povero, lontano dai "riflettori
    • La parola povertà ha un riscontro concreto nella vita della nostra famiglia?
      Occupa un ruolo importante o del tutto secondario?

    • Quali scelte concrete posso proporre alla mia famiglia a partire da questo
      Avvento?

    • Quale importanza attribuisco allo status sociale, all'accreditamento degli
      ambienti in cui vivo? A quale prezzo?

    • Quando veniamo interpellati per un servizio o una "apertura" verso il
      prossimo, come ci comportiamo?

    • Le nostre "povertà" (cioè i limiti che vediamo in noi stessi) sono un
      ostacolo insuperabile, oppure ci affidiamo all'aiuto del Signore?
  3. "Eccomi, sono la serva del Signore avvenga di me quello che hai
    detto"
    L'amore è la propria persona dotata: è risposta al mistero di un Dio
    che ha chiesto il nostro sì per falle alleanza con Lui
    • So accogliere con spirito di lode gli impegni, le difficoltà e le
      mortificazioni che la vita famigliare mi presenta quotidianamente?

    • In quali occasioni fatico maggiormente a morire a me stesso (egoismo,
      orgoglio, ira, avarizia, pigrizia,...)?

    • Quali comportamenti del coniug mi sembrano poco ispirati al principio del
      dono di sè? Riesco a dirglielo con spirito di c rità cristiana e non per
      rivalsa?

Programmare:
1) come organizzare la preghiera (di coppia ed in famiglia) durante l'Avvento;
2) quali scelte concrete di carità realizzare.

Maria richiama la coscienza credente a considerare quale sia la volontà di Dio sull'umanità: da una parte siamo tutti oggetto del particolare e `primo' amore di Dio. Egli ci ha amati, ci ama e ci accoglie senza riserve, nella sua pazienza misericordiosa ci attende, nel suo `progetto di salvezza' ognuno ha il suo inconfondibile posto; dall'altra, tutti siamo invitati, e in questo Maria ci è modello, a corrispondere alla chiamata-scelta di Dio, ad accoglierla con fede e a vivere nel suo amore.
La scena evangelica dell"annuncio' a Maria è una scena-archetipo del rapporto collaborativo tra Dio e l'uomo: Giove anche l'uomo ha una sua irrinunciabile parte, dove egli non è e non deve sentirsi oggetto passivo, ma invitato e chiamato a esplicitare il suo 'sl' attivamente. In questo modo la sequela di Cristo, l'atteggiamento che contrassegna la scelta cristiana e di Lonte alla quale ogni eucaristia ci pone, non può essere considerata, una 'consuetudine' acquisita, ma una decisione da rinnovare in continuità.
La liturgia ci propone dunque Maria come modello di fede matura e consapevole, una fede che si traduce in accoglienza di Dio é della sua volontà, nel fidarsi-affidarsi alla sua parola, nel porsi al servizio del suo progetto sugli uomini.

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